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mercoledì 23 maggio 2012

Una stanza tutta per me: notizie da El Agustino


Questo mese Yuli Hinojosa, assistente sociale del progetto Cerros Seguros e responsabile dell’attivitá di modifica degli spazi abitativi, ci racconta:

Nella zona di Terrazas de Catalina Huanca vive la signora Bertha Ruiz Humán, madre di  6 figli, dei quali tre sono minorenni: Williams ha 14 anni, Johan 9 anni ed Edy 06 anni. 
Nella loro casa non ci sono stanze da letto solo per i bambini, dormono tutti insieme in un' unico ambiente: la mamma, i figli e le figlie, sia maggiorenni che minorenni. 
Questo succede un pó perché perché non ci sono abastanza soldi, ma soprattutto perché Bertha non sapeva che per i suoi figli, ancora bambini o giá adolescenti, é necessario avere uno spazio dedicato solo a loro. E che anche per gli adulti la privacy é importantissima.
Cosí la famiglia di Bertha, considerate le sue caratteristiche e i criteri di selezione del progetto Cerros, é stata scelta per la modifica degli spazi abitativi. 
La signora ha partecipato attivamente a tutte le attivitá di formazione dirette alle famiglie ed anche alle attivitá costruzione e modifica della sua casa .
É una delle madri che ha partecipato con piú costanza alle attivitá di campo, aiutando tra l'altro a trovare altre famiglie come la sua, in cui i bambini, le bambine e gli adolescenti non hanno uno spazio tutto per loro.”

Uno dei fattori di rischio per l'abuso sessuale - certamente non l'unico - é la pratica del "colecho": la condivisione degli spazi per il riposo (a volte anche del letto) tra bambini e adulti.

Ecco una foto di Bertha “in azione”...



Ed una foto della sua casa..



Grazie a Yuli cha ha condiviso con noi questa storia.

venerdì 18 maggio 2012

Lomas de Carabayllo, una delle zone piú inquinate di Lima Metropolitana



Lomas de Carabayllo vanta il triste record di essere una delle zone piú inquinate di Lima Metropolitana.

Si può dire che è sorta dalla spazzatura: è stata infatti l'apertura di una grande discarica in questa zona ad influire sull'arrivo delle persone e sul loro insediamento.

Il riciclaggio dei rifiuti (la separazione di plastica, ferro, vetro e carta dal resto dei residui solidi e organici) è infatti una delle principali attività economiche della zona. Intere famiglie vi si dedicano e questo permette loro di mantenersi. Fortunamente, nel corso degli ultimi anni, si sono realizzati vari progetti ed iniziative per diminuire il tasso di lavoro infantile in questo settore e, anche se tutt’ora presente, adesso è un fenomeno molto più controllato.

Un’attività parallela a quella del riciclaggio è l’allevamento di maiali, a cui vengono dati in pasto i rifiuti provenienti dalle discariche. Le “chancherias” (allevamenti di maiali, da “chancho”, maiale) sono presenti in varie zone di Lomas: anche questa è una delle attività che garantiscono la sussistenza di numerose famiglie.

A partire dagli anni '80, sono state create ben due discariche: la prima è stata chiusa e dato che i rifiuti accumulati non sono stati trattati adeguatamente per piú di trent'anni, le esalazioni di gas tossici oggi costituiscono un grave problema per le 600 famiglie che vivono nei dintorni.
La seconda discarica è tutt'ora in funzione e riceve in media 80 tonnellate di riufiuti (domestici, ospedalieri e industriali) provenienti da quasi la metà dei distretti di Lima. Anche in questo caso, non è difficile immaginare le condizioni di salute delle famiglie che vivono nella zona.
A parte queste due discariche di grandi dimensioni, esistono anche molte attività informali di raccolta e accumulo di rifiuti, che vengono spesso bruciati rilasciando nell’aria elementi cancerogeni, come la diossina.

Un'altra attività altamente inquinante che sta danneggiando la salute degli abitanti di Lomas, per esempio, è quella realizzata da diverse piccole imprese (per lo piú formali, quindi legalmente autorizzate!) presenti nella zona: importare batterie usate di automobili e bruciarle per estrarne piombo, che poi viene rivenduto.
Bruciando le batterie, si accumulano nubi tossiche ricche di piombo e di altre sostanze residuali che inquinano tutta la zona, che si mescolano alla terra, alla polvere, impregnando le case e danneggiando la salute delle famiglie, soprattutto quella delle persone piú vulnerabili: donne incinte, anziani, bambini e bambine.

Il piombo provoca un’intossicazione che può intaccare il sistema nervoso, preguidicando addirittura il coefficente intelletivo e la capacità di rimanere attenti e concentrati.
Entra in circolo nel sangue, poi arriva ai tessuti e infine alle ossa, dove si accumula e rimane per molto tempo.
Le analisi per scoprire il livello di intossicazione da piombo sono molto care ed è stato grazie a un progetto una ONG locale che qualche anno fa alcune delle famiglie più colpite da questo problema hanno potuto verificare i livelli di piombo nel sangue dei loro figli.

A Lomas sono presenti anche alcune miniere informali da cui si estrae principalmente argilla, che viene utilizzata per fabbricare materiali da costruzione. Una volta terminata l’attività estrattiva, queste imprese abbandonano la zona, senza preoccuparsi di ricoprire le voragini create, che chiaramente rappresentano un rischio per la popolazione: sono stati registrati ben due casi di bambini caduti in questi crateri.

   

Nella foto un camion che scarica in uno di questi crateri creati dalle miniere informali (per vedere altre foto cliccare qui.)

Le famiglie devono inoltre sopportare il viavai costante dei camion che vanno e vengono dalle miniere e la polvere del suolo terroso di Lomas che questi sollevano al passaggio, polvere che va letteralmente a ricoprire le case circostanti, affettando la salute dei suoi abitanti.

Anche la presenza di alcune industrie mette a rischio la salute degli abitanti: per esempio, quelle che costruiscono mattoni, dalle loro ciminiere liberano nell’aria polveri sottili e altri gas nocivi. Nella zona è presente anche un’impresa che produce carta riciclata a partire da residui organici (cellulosa, guano, ecc...) e acque residuali: non è difficile immaginare lo stato dell’ambiente intorno a questo stabilimento.

Questo è il preoccupante contesto in cui vivono piú di 25.000 persone.

Nel corso degli anni, la popolazione di Lomas ha preso coscienza della situazione: consapevole dell’alto tasso d’inquinamento a cui sono costantemente esposti, si sono più volte mobilitati, riuscendo ad ottenere piccole vittorie, che purtroppo non risultano ancora sufficienti. Sono ancora molte le attività inquinanati che quotidianamente si realizzano a Lomas e, per alcune zone, la situazione è estremamente critica.

Secondo Samuel, un tecnico di CIDAP che lavora a Lomas de Carabayllo da più di dieci anni:

“Lomas a mi juicio en su suelo, en su aire, en su agua está enfermo. En algunos casos con enfermedad incurable.  El suelo en algunos casos ya tiene Mercurio, caspio, plomo, es un suelo que siempre va a contaminar. En este suelo que es que se tendría que hacer responsablemente?  Probablemente políticas de ordenamiento territorial que planteen procesos de reubicación ordenada de la gente.” (S.Y.T., 2012)

“A mio parere Lomas, a livello di suolo, aria, acqua, è malata. In certi casi, di una malattia incurabile. Nel suolo, in alcuni casi, già sono presenti mercurio, caspio, piombo... In questo tipo di terreno che si può fare responsabilmente? Probabilmente politiche di organizzazione territoriale che prevedano processi di riubicazione ordinata della popolazione.”

Il problema è complesso: come convincere famiglie che hanno lottato per anni per riuscire ad avere un loro spazio, un terreno e una casa propria, a lasciarlo, seppur a causa degli elevati tassi di inquinamento? Pur conoscendo il problema, per molti questo passa in secondo piano, poiché sono occupati a risolvere bisogni piú immediati.

Come far capire loro che ad essere in gioco è il loro futuro? E qual è il ruolo delle autorità locali in contesti così problematici come quello di Lomas de Carabayllo?

Purtroppo, quello dell’inquinamento, è un problema sottovalutato in ogni contesto: mi chiedo, fino a quando?

E non si pensi che sia una questione che riguarda esclusivamente i paesi “emergenti”: anche nelle nostre città è un problema che non possiamo piú permetterci di sottovalutare...

Un articolo interessante sulla situazione critica dell’inquinamento a Brescia:





martedì 8 maggio 2012

RISULTATI DI UNO STUDIO SU FAMIGLIE DI MIGRANTI PERUVIANI


Come parte delle attivitá del progetto Due Sponde, eseguito da ASPEm , finanziato dall fondazione Cariplo e che si interessa del fenomeno migratorio e della sua relazione con lo sviluppo economico e sociale nei paesi di origine e di destino della migrazione,  é stata condotta in questi mesi in Perú, specificamente nella cittá di Lima, una ricerca sulla condizione delle famiglie dei migranti, sul modo in cui vivono le persone che rimangono in Perú, sui problemi che devono affrontare giornalmente e le risorse di cui dispongono. L’ interesse per questo tema é dovuto alle caratteristiche attuali del fenomeno migratorio, come per esempio il fatto che la maggioranza della popolazione migrante peruviana é femminile (53.3%) e che i nuovi mezzi di comunicazione (telefono e internet soprattutto) permettono un vincolo maggiore tra chi viaggia e chi rimane nei paesi di origine, dando vista cosí a differenti stili familiari e a differenti tipologie che possono essere riassunti nella definizione di famiglia transnazionale.

Tutto ció ha orientato il nostro interesse sullo studio di queste famiglie transnazionali con l’obiettivo di identificare, attraverso una analisi qualitativa ed esplorativa, le differenti sfumature del fenomeno migratorio e la riorganizzazione della famiglia a livello di compiti, responsabilitá e gestione economica.

Lo studio, eseguito con popolazione appartenente agli strati piu bassi del livello socioeconomico,  nelle zone di El Agustino e Ate (distretti della cittá di Lima), é stato caratterizzato dall’uso di strumenti che hanno permesso l’approfondimento di alcuni aspetti della ricerca, investigando gradatamente il fenomeno migratorio dal punto di vista di chi rimane nel paese di origine; lo studio ha previsto, cosí, l’uso di inchieste, gruppi focali con famiglie con familiare diretto o indiretto all’estero, interviste in profonditá con quattro persone che hanno deciso di raccontare la propia esperienza parlando della relazione con una persona emigrata in Europa.

Le conclusioni piu importanti dello studio si riferiscono a vari aspetti del fenomeno migratorio tra i quali vogliamo segnalare le cause della migrazione, la riorganizzazione interna della famiglia del migrante e la rappresentazione sociale del fenomeno migratorio.

Rispetto alle motivazioni, lo studio ha messo in evidenza che accanto alla causa preminentemente lavorativa (ricerca di un lavoro con una migliore retribuzione come alternativa per una mobilitá sociale ascendente) ve ne sono altre piú personali, come per esempio alcuni problemi di relazione di coppia o rotture con i figli; sembra quindi che in alcuni casi la decisione di emigrare possa rispondere alla impossibilitá di risolvere alcuni conflitti relazionali e al desiderio di rinviare ad altro momento la loro soluzione. E non visarebbero solo motivi legati asd aspetti personali: le persone intervistate fanno riferimento anche a problemi piú strutturali, relativi al contesto in cui vivono, come la mancanza di servizi educativi e di salute o la presenza di sub-culture sentite come violente. Questi aspetti non sono secondari e ci restituiscono l’immagine di una persona che non pensa solo nella propia realizzazione come professionista, come un predominante punto di vista economico-lavorativo vorrebbe farci intendere, ma che ha chiari anche altri aspetti del proprio sviluppo e vuole realizzarsi anche come essere umano, in un contesto che possa garantirgli certi benefici e una vita dignitosa.

Le famiglie studiate hanno dato informazioni anche rispetto la loro capacitá riorganizzativa interna; si é visto che generalmente, alla partenza di una donna, é un altra donna della famiglia ampliata (cognata, zia, cugina, nonna) che prende il suo posto, esprimendo una ridistribuzione dei ruoli che segue dei pattern culturali ben specifici nei quali la donna é continuamente sacrificata nel suo ruolo domestico. La improvvisazione nell’atto migratorio (piú del 50% della popolazione peruviana vorrebbe emigrare peró il 27.7% non lo pianifica)  non solo corrisponderebbe a certa difficoltá nel condividire la scelta migratoria, come abbiam visto prima quando parlavamo delle motivazioni personali, ma determina anche la impossibilitá di riorganizzarsi nella maniera piú adeguata, distribuendo in maniera democratica le responsabilitá tra tutti gli integranti della famiglia. Questo puó causare situazioni spiacevoli, come quella raccontata nel libro, in cui una giovane mamma con il sogno di costruire una propria famiglia col compagno, vede interrotto il proprio progetto per sopperire alla mancanza della madre che nel frattempo era emigrata in Argentina in cerca di fortuna. Ma nella famiglia é importante valutare anche i costi emozionali dell’atto migratorio. É stato dimostrato che le persone che hanno potuto vivere sulla propria pelle la lontananza dello sposo o della sposa o del figlio per piú di due o tre anni, riconoscono il dolore e la solitudine che hanno provato; cosi come le famiglie con  uno dei genitori all’estero riconoscono il risentimento e il senso di colpa dei figli adolescenti che criticano la continua mancanza della madre o del padre. Questi aspetti psicologici ed emotivi della migrazione seppur all’inizio non sono considerati rilevanti, alla lunga possono incidere molto sul rapporto tra la persona emigrata e la sua famiglia in Perú, determinandone eventuali rotture o faticose ricostruzioni.  

Infine é stato analizzato l’aspetto relativo alla rappresentazione sociale della migrazione, il quale ha messo in evidenza come vi sia una forte idealizzazione della migrazione piú nelle  famiglie che hanno un familiare indiretto all’estero che in quelle che hanno un familiare diretto, visto che il livello di comunicazione permette un passaggio di informazioni piu veritiere e la possibilitá di essere piú al corrente delle eventuali difficoltá che la persona all’estero sta attraversando. D’altra parte altri aspetti concorrono a tenere vivo il mito della migrazione, tra cui la necessitá di avere sempre forza lavoro straniera particolarmente economica e disponibile, la presenza di reti di migranti che autoalimentano i flussi migratori lungo determinati canali di comunicazione tra paese e paese, le poltiche economiche dei paesi di origine della migrazione, che favorendo le ingiustizie sociali  alimentano la percezione dell’atto migratorio come l’unica possibile alternativa di mobilitá sociale ed economica ascendente.

Considerati tutti questi aspetti riteniamo importante continuare a fare ricerca sul fenómeno migratorio, applicando un punto di vista multidisciplinario che possa generare dati importanti per implementare politche pubbliche a favore della familia transnazionale. D’altra parte riteniamo centrale dare migliore copertura sociale alla popolazione, intervenire sugli stipendi e sulle condizioni di lavoro per offrire  migliori condizioni di vita e intervenire sugli aspetti relativi alla percezione della mobilitá sociale ascendente. Infatti questi elementi incidono sulla perezione della legittimitá del sistema económico e sociale nel quale viviamo e la mancanza di considerazione verso di loro potrebbe spiegare il fenómeno per cui, nonostante la grande crescita del prodotto interno lordo, il Perú é un paese che i peruviani continuano ad abbandonare per realizzarsi altrove.  


mercoledì 2 maggio 2012

Come proseguono i gruppi di microcredito del progetto Due Sponde?


Nell’ambito del progetto Due Sponde, e grazie all’impegno di ASPEm ed EDAPROSPO, si stanno realizzando attivitá di promozione ed accesso al microcredito, che sono parte dell’ impulso allo sviluppo economico locale che ispira il progetto nella sua totalitá. Nei mesi di marzo e aprile si sono costituiti 13 gruppi di donne che si dedicano all’autoimpiego oppure sono titolari di piccole o medie imprese nelle zone di Huaycán e Ventanilla (due zone periferiche di Lima). Queste donne si riuniscono in alcancías (gruppi di microcredito), ognuna composta di circa sette integranti,  podendo cosí accedere a prestiti destinati al miglioramento delle condizioni economiche e sociali delle proprie famiglie e all’incremento di piccole attivitá produttive.  
Il sistema delle alcancías prevede la costituzione di gruppi nei quali ognuno dei membri riceve in prestito somme fino a 1500 euro: il progetto incoraggia al risparmio del 2-3% della cifra erogata, e prevede un tasso d’interesse del 2%. Fino ad oggi i gruppi di beneficiari sono stati 13, per un totale di circa 70 persone.