Pagine

domenica 29 luglio 2012

UN ANNO DI GOVERNO DI OLLANTA HUMALA


Come ogni 28 di luglio, in occasione della festivitá nazionale, il presidente del Perú si rivolge alla nazione per fare un bilancio dei 365 giorni di governo trascorsi e, a secondo della situazione, evidenziare ció che di buono é stato fatto fino al momento e proiettarsi su ció che si fará da qui al prossimo anno. Anche il passato 28 di luglio é stato cosi, con il presidente Ollanta Humala intento a informare sui passi avanti fatti dal proprio governo in materia di lotta alla povertá estrema, proiettando arrivare a ridurre la stessa al 15% (attualmente é stimata in un 27%) e assicurando che i programmi sociali che stanno contraddistinguendo il suo mandato si concentreranno nelle zone andine, le piú vulnerabili del paese.

Attualmente il governo di Ollanta Humala sta impulsando diversi programmi sociali come “Beca 18”, un programma che garantisce borse di studio per l’educazione universitaria a studenti di settori socioeconomici svantaggiati, o come “Pension 65” che distribuisce una somma pari a 75 euro mensili agli anziani in differenti parti del paese; peraltro Ollanta Humala ha evidenziato lo sforzo fatto quest’anno per garantire ai peruviani l’accesso ai servizi basici nelle zone piú ostiche del paese, come per esempio l’ampliazione al 75% della popolazione del servizio integrale sanitario (SIS-seguro integral de salud) o l’aumento della rete del sistema di elettrificazione nelle zone rurali.

Tra i buoni propositi del presidente per i prossimi anni evidenziamo la organizzazione di un sistema di prevenzione dei conflitti sociali all’interno dello stesso gabinetto, con la creazione di una direzione generale che abbia rappresentanti in tutte le regioni del paese; l’aiuto alle piccole e medie imprese locali attraverso  l’impulso del mercato interno per garantire alle famiglie la possibilitá di sussistere economicamente al dilá dei programmi sociali esistenti; la creazione di un programma per aiutare i gruppi piu vulnerabili della popolazione, i bambini abbandonati in strada o gli indigenti cosí come il rafforzamento della rete di centri di emergenza a favore della donna (CEM-centro emergencia mujer) con il compito di aiutare le donne e i bambini che stiano passando per situazioni di violenza familiare e sessuale; la promozione di una legge del ritorno per le famiglie che hanno emigrato in Europa e Stati Uniti e che adesso, per via della crisi economica,  vogliono ritornare in Perú per ristabilirsi in maniera definitiva.

Ma al di lá di questi aspetti positivi, come era da aspettarsi, il discorso ha lasciato anche qualche dubbio in coloro che lo hanno ascoltato, principalmente sulla capacitá di autocritica da parte del presidente rispetto alla gestione del primo anno. Ollanta Humala non ha nemmeno menzionato le difficoltá che il suo governo ha dovuto affrontare e continua ad affrontare per il conflitto socioambientale di Conga, in Cajamarca; un conflitto nel quale hanno perso la vita per gli scontri tra la popolazione e la polizia ben 15 persone; un conflitto che ha visto scendere in piazza la maggior parte della popolazione di Cajamarca con in testa il proprio presidente regionale e altri leader della protesta sociale contro il governo e a favore della intangibilitá delle lagune interessate dal progetto estrattivo aurifero;  un conflitto che ha determinato la sostituzione di due premier giá nei primi dodici mesi di governo: solo pochi giorni fa é stato eletto l’ultimo gabinetto del governo con il nuovo e terzo premier Jimenez (ex ministro di giustizia) che si é definito aperto al dialogo; un conflitto che si sta pericolosamente cristalizzando su posizioni estremiste e conflittive che possono risultare inconciliabili.

Dopo un anno quel  candidato eletto come rappresentante del centrosinistra, passato da posizioni estremiste fino a posizioni molto piu caute (dalla grande trasformazione, intesa come sostituzione del modello economico capitalista,  al meno rivoluzionario “sviluppo con inclusione sociale”),  é diventato, nella sorpresa generale,  il fautore di una gestione e politica economica piu degna di una forza di centro-destra e forse piú assoggettata ai diktat di certa opposizione fatta non tanto dai partiti quanto dai gruppi economici al potere. In ogni caso sembra essere presente in questo governo certa sensibilitá verso la necessitá della inclusione sociale di quei  gruppi della popolazione piú esposti alla millenaria povertá, piú emarginati, meno rappresentati politicamente. In una situazione in cui la cooperazione internazionale giá ha decretato la non prioritá del Perú come paese per interventi di appoggio internazionale é importante che il governo di turno si faccia promotore di queste politiche inclusive per ridurre le differenze sociali ed economiche esitenti nella popolazione.

É necessario peró segnalare che la sola presenza dei programmi sociali che proporzionano lavoro temporale o assistenza medica non é sufficiente; é importante articolare questi programmi con interventi che possano mettere in moto la economia del paese, promuovere la formalizzazione e preparazione tecnica delle imprese e dell’industria locale per garantire realmente la mobilitá sociale ascendente tra i diversi settori della popolazione.  D’altra parte quest’aspetto non é secondario nella gestione dei conflitti sociali che giustamente aumentano quando, al di lá delle colpe di chi approftta dello scontento popolare per manipolare la situazione in favore di un ritorno politico, si fa piú presente la polarizzazione economica e diminuisce la legittimitá del sistema proposto nella misura in cui, per la bonanza economica,  non si beneficiano tutti gli attori ma solo singoli gruppi privilegiati. Sembra che sia arrivato il momento per il Perú, la cui economia viaggia con un prodotto interno lordo pari al  6%, di combattere gli ultimi privilegi esistenti.

Nessun commento:

Posta un commento