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sabato 9 giugno 2012

TERREMOTI E VULNERABILITÁ



La scossa di terremoto di 4.3 gradi della scala Richter che ha investito Lima ieri mattina alle 7:54 ha riportato alla mente la paura del terremoto, cosi attuale anche in Italia con l’emergenza che si vive da alcune settimane in Emilia Romagna. Nonostante sia stato di piccola intensitá e non vi siano danni riportati a cose o persone il movimento é stato percepito dall’intera popolazione, essendo il suo epicentro a pochi chilometri a sud della costa del Callao, riportando all’attualitá il discorso sulla sicurezza di Lima in caso di un forte terremoto che gli esperti stimano possa essere di piú di 8.00 gradi della scala Richter. Un interessante studio dell’Istituto di Ricerca per lo Sviluppo (Instituto de Investigación para el Desarrollo) ha messo in evidenza che piú di 630.000 peruviani sarebbero direttamente interessati dal movimento sismico e dalle sue conseguenze, rischiando di perdere le proprie case, uffici, negozi. Le zone piu esposte alle gravi conseguenze nella cittá di piú di 9.000.000 di abitanti, sono i coni, le parti piu esterne e periferiche, che si estendono verso il lato nord, est e sud. Sia la composizione dei terreni, sia le difficoltá di accesso ai distretti, sia la vulnerabilitá delle costruzioni e degli edifici metterebbero a repantaglio la vita di moltissime persone. Purtroppo un mercato immobiliario selvaggio e una pratica di autocostruzione di case da parte delle persone dei settori meno abbienti, unite alla mancanza di un piano di sviluppo urbano che tenga in considerazione i limiti legati al suolo e all’accesso delle vie principali determinano una miscela esplosiva nel caso di un forte sismo. Lo studio citato ha risaltato che il 43% della zona urbana di Lima presenta poca accessibilitá dovuta alla mancanza di vie o alle cattive condizioni di quelle esistenti, cosi come vi sono alcuni distretti in particolare, come Villa El Salvador, nella parte Sud della metropoli, dove circa 90.000 persone vivono in zone che potrebbero essere raggiunte da un tsunami e che presentano un livello di vulnerabilitá sociale ed economica molto alto, il che complicherebbe qualsiasi tipo di situazione resa ancora piu critica da un disastro naturale. Il calcolo ci dice che, dopo una scossa di forti dimensioni, nella sola Lima ci potrebbero essere quasi due milioni di persone senza una casa e con la necessitá di ricevere cure e attenzioni in una cittá che sarebbe assolutamente surclassata dal caos. Distretti come Carabayllo, San Juan de Lurigancho, La Molina, Villa El salvador, dove la vulnerabilitá coincide con il livello di povertá, si vedrebbero in chiara difficoltá nel ricevere e organizzare gli aiuti per la popolazione. Peraltro circa 8 delle strutture ospedaliere che possono ricevere piú persone potrebbero essere distrutte dal movimento sismico visto la loro alta vulnerabilitá strutturale: ció vuol dire che molti feriti non saprebbero dove curarsi, aumentando la sensazione di panico nella popolazione. Ultimamente a Lima si stanno facendo simulazioni del terremoto alle quali partecipa una popolazione sicuramente piú sensibilizzata e preoccupata sul tema ma sappiamo giá che questo non  basta. Purtroppo il lassismo dei governi precedenti (a livello nazionale, regionale, provinciale e locale) nel cercare di controllare e regolarizzare il processo di urbanizzazione tenendo conto dei limiti e pericoli della cittá potrebbe ritorcersi come un boomerang nel caso di un terremoto molto forte. In quel caso nuovamente diverrebbero attuali i discorsi sull’importanza della partecipazione nella vita politica e della cittadinanza attiva per orientare le scelte politiche dei nostri governanti, visto che si riversano poi sulla nostra vita quotidiana. Un giorno quelle scelte potrebbero salvarci la vita, cosi in Perú come anche in Italia.

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