La scossa di terremoto
di 4.3 gradi della scala Richter che ha investito Lima ieri mattina alle 7:54 ha
riportato alla mente la paura del terremoto, cosi attuale anche in Italia con l’emergenza
che si vive da alcune settimane in Emilia Romagna. Nonostante sia stato di
piccola intensitá e non vi siano danni riportati a cose o persone il movimento é stato percepito dall’intera popolazione,
essendo il suo epicentro a pochi chilometri a sud della costa del Callao,
riportando all’attualitá il discorso sulla sicurezza di Lima in caso di un forte
terremoto che gli esperti stimano possa essere di piú di 8.00 gradi della scala
Richter. Un interessante studio dell’Istituto di Ricerca per lo Sviluppo (Instituto
de Investigación para el Desarrollo) ha messo in evidenza che piú di 630.000
peruviani sarebbero direttamente interessati dal movimento sismico e dalle sue
conseguenze, rischiando di perdere le proprie case, uffici, negozi. Le zone piu
esposte alle gravi conseguenze nella cittá di piú di 9.000.000 di abitanti, sono
i coni, le parti piu esterne e periferiche, che si estendono verso il lato
nord, est e sud. Sia la composizione dei terreni, sia le difficoltá di accesso
ai distretti, sia la vulnerabilitá delle costruzioni e degli edifici
metterebbero a repantaglio la vita di moltissime persone. Purtroppo un mercato
immobiliario selvaggio e una pratica di autocostruzione di case da parte delle persone
dei settori meno abbienti, unite alla mancanza di un piano di sviluppo urbano
che tenga in considerazione i limiti legati al suolo e all’accesso delle vie
principali determinano una miscela esplosiva nel caso di un forte sismo. Lo studio
citato ha risaltato che il 43% della zona urbana di Lima presenta poca
accessibilitá dovuta alla mancanza di vie o alle cattive condizioni di quelle
esistenti, cosi come vi sono alcuni distretti in particolare, come Villa El Salvador,
nella parte Sud della metropoli, dove circa 90.000 persone vivono in zone che
potrebbero essere raggiunte da un tsunami e che presentano un livello di
vulnerabilitá sociale ed economica molto alto, il che complicherebbe qualsiasi
tipo di situazione resa ancora piu critica da un disastro naturale. Il calcolo
ci dice che, dopo una scossa di forti dimensioni, nella sola Lima ci potrebbero
essere quasi due milioni di persone senza una casa e con la necessitá di
ricevere cure e attenzioni in una cittá che sarebbe assolutamente surclassata
dal caos. Distretti come Carabayllo, San Juan de Lurigancho, La Molina, Villa
El salvador, dove la vulnerabilitá coincide con il livello di povertá, si
vedrebbero in chiara difficoltá nel ricevere e organizzare gli aiuti per la
popolazione. Peraltro circa 8 delle strutture ospedaliere che possono ricevere
piú persone potrebbero essere distrutte dal movimento sismico visto la loro
alta vulnerabilitá strutturale: ció vuol dire che molti feriti non saprebbero
dove curarsi, aumentando la sensazione di panico nella popolazione. Ultimamente
a Lima si stanno facendo simulazioni del terremoto alle quali partecipa una
popolazione sicuramente piú sensibilizzata e preoccupata sul tema ma sappiamo
giá che questo non basta. Purtroppo il
lassismo dei governi precedenti (a livello nazionale, regionale, provinciale e locale)
nel cercare di controllare e regolarizzare il processo di urbanizzazione
tenendo conto dei limiti e pericoli della cittá potrebbe ritorcersi come un
boomerang nel caso di un terremoto molto forte. In quel caso nuovamente diverrebbero
attuali i discorsi sull’importanza della partecipazione nella vita politica e
della cittadinanza attiva per orientare le scelte politiche dei nostri
governanti, visto che si riversano poi sulla nostra vita quotidiana. Un giorno
quelle scelte potrebbero salvarci la vita, cosi in Perú come anche in Italia.
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